In periodi di crisi o di profonde trasformazioni tecnologiche, il potere contrattuale dipende dalla qualità delle idee, più che dalla massa critica. Insomma, è una variabile che dipende dalla qualità e non dalla quantità, dunque la divisione sindacale di per sé non sarebbe così grave. A patto che non impedisse alle buone idee di venir fuori. Il punto è che la situazione appare grave non solo sul fronte dell’economia e della politica. E’ tale anche perché le confederazioni procedono attente più a farsi strada a scapito l’una dell’altra, che non a trovare soluzioni in linea con le nuove condizioni del mercato del lavoro, con la dimensione internazionale della crisi, con i bisogni veri del paese e della sua colonna vertebrale rappresentata dal mondo del lavoro complessivamente inteso.