La ricerca in questione si propone di illustrare il fenomeno della ''resistenza'' fascista nell'Italia
liberata dagli Alleati, ovvero quei gruppi di persone che tentarono di organizzarsi per cercare, anche
se velleitariamente, di lottare per continuare a sostenere il regime e sperare nel ribaltamento delle
sorti della guerra. Le loro azioni passavano dal semplice volantinaggio e affissione di manifestini o
scritte murali inneggianti al fascismo, al Duce, all'alleato germanico e denigratori nei confronti del
Re e degli Alleati, agli atti di sabotaggio e terrorismo vero e proprio grazie agli agenti inviati ''oltre
le linee''.
I primi gruppi si svilupparono, in modo autonomo, sin dal 1943 nel Sud e nelle isole occupate dagli
Alleati. Dopo la nascita della Repubblica Sociale, i fascisti dell'Italia liberata tentarono di creare dei
nuclei del Partito fascista repubblicano nelle loro regioni. L'obiettivo, oltre a cercare un contatto con
il regime, era quello innanzitutto di coordinare i piccoli gruppi di coloro i quali credevano ancora
nell'Italia fascista e, impossibilitati a raggiungere il Duce nel Nord, si rendevano disponibili a
operare clandestinamente. Contemporaneamente l'ultimo segretario del PNF Carlo Scorza aveva
incaricato il Principe Valerio Pignatelli, figura singolare di fascista non ortodosso, di dare vita ad
un'organizzazione di volontari, le cosiddette Guardie ai Labari, preparati per agire alle spalle degli
invasori tramite azioni di guerriglia e sabotaggi. Nel periodo compreso tra il settembre 1943 e
l'aprile 1944, Pignatelli operò attivamente per dare vita a nuclei di resistenza agli Alleati fino a
quando il movimento fascista clandestino organizzato dal Principe venne stroncato dalle retate delle
forze di polizia. Non c'era soltanto la rete di Pignatelli ad operare nel Sud Italia ma anche i
neocostituiti servizi della Repubblica sociale, addestrati dagli agenti dell'Abwehr e del
Sicherheitsdienst nazista nella cosiddetta ''guerra oltre le linee''. Non erano necessari tuttavia solo
gli atti di sabotaggio per provare a garantire la sopravvivenza del fascismo come movimento
politico. Occorreva organizzare una rete occulta la cui costruzione doveva essere affidata ai servizi
segreti della Repubblica sociale. Fu Pavolini ad istituire un ufficio preposto per tale scopo, a
dirigere il quale fu chiamato Puccio Pucci ex ufficiale dei moschettieri di Mussolini, coadiuvato
dallo scrittore Aniceto Del Massa. Una delle propaggini dell'organizzazione Pucci-Del Massa fu
sicuramente il gruppo denominato ''Onore'' che si venne a creare nei primi mesi del 1945 a Roma e
capeggiato dall'ex federale della capitale Alessandro Ratti. Nonostante la vita breve pure di questa
banda, stroncata sul nascere dall'azione congiunta delle forze di polizia alleate e italiane, il vero
merito dei molteplici raggruppamenti fascisti presenti nell'Italia liberata fu quello di aver
contribuito a creare i presupposti per la sopravvivenza del movimento e dell'idea fascista.
Il lavoro si propone di approfondire, grazie a fonti documentarie molte delle quali inedite, questo
tema poco conosciuto e, con le eccezioni ad esempio del saggio di Giuseppe Conti, La RSI e
l'attività del fascismo clandestino nell'Italia liberata dal settembre 1943 all'aprile 1945, e il volume
di Giuseppe Parlato, Fascisti senza Mussolini, trascurato da parte degli storici.