Secondo Vittorio Gregotti il termine morfologia ha due fondamentali accezioni. Da una parte l’idea di morfologia è legata alla scala urbana, intesa come tessuto insediativo, «elemento complementare ed oppositivo rispetto alla nozione di tipologia», frutto di una linea di sviluppo che va da Saverio Muratori ad Aldo Rossi. Dall’altro, il concetto di morfologia ha una dimensione ancora maggiore, legata alla scala territoriale e a nozioni come contesto, luogo, posizione, secondo le riflessioni di Giuseppe Samonà e di Vittorio Gregotti stesso. A queste letture potremmo però provare ad affiancarne una terza, che riguarda la morfologia alla scala dell’opera architettonica, prendendo quale punto di riferimento i principi espressi da Henri Focillon nel suo saggio del 1934, Vita delle Forme. Una – come scrive Enrico Castelnuovo – «tra le ultime riflessioni sull’arte come sistema di relazioni formali, prima del trionfo della scienza dei significati».