L’implementazione delle cosiddette nature-based solutions e delle infrastrutture verdi rappresentano elementi necessari per far fronte all’attuale crisi eco-climatica in ambiente urbano e periurbano. Tuttavia, nell’ambito delle agende urbane locali, decisori politici e stakeholders considerano principalmente le aree verdi comunali, senza includere quelle di proprietà di altri attori pubblici o privati. Un ruolo chiave, spesso sottovalutato e poco investigato in numerose città, è svolto dal patrimonio delle università, caratterizzato da importanti sistemi vegetati arborei, arbustivi ed erbacei. Questo studio mira ad indagare le potenzialità delle aree verdi già esistenti nell’Università di Padova. Gli obiettivi specifici mirano a: i) quantificare e mappare il verde erbaceo e arboreo universitario, ii) valutare alcuni servizi ecosistemici da esso forniti in due aree studio rappresentative, iii) valutare come il verde universitario possa integrare le soluzioni sostenibili del Comune di Padova. La metodologia è stata sviluppata in ambiente GIS ed è stata strutturata in diverse fasi complementari tra loro, mediante l’uso di ortofoto e di rilievi partecipati sul campo. I risultati hanno mostrato che, su un totale di oltre 2 km2 di superficie appartenente o utilizzata dall’Università nella Regione del Veneto, il 27% (535.891 m2) sono aree verdi, di cui il 15% è arboreo/arbustivo mentre il 12% erbaceo. Si raggiunge il 65% del totale se vengono incluse anche le aree agricole. L’analisi dello stoccaggio e del sequestro di carbonio in due aree studio rappresentative dell’Università ha mostrato che, comparando questi valori con la carbon footprint delle emissioni di CO2 equivalente media per uno studente universitario, il contributo ai fini della mitigazione al cambiamento climatico delle aree verdi sia attualmente non rilevante. Data la localizzazione di questi spazi all’interno della città di Padova, i risultati mostrano invece il loro potenziale contributo in un’ottica di adattamento al cambiamento climatico, come ad esempio “rifugi climatici” durante le ondate di calore, attuando politiche di sinergia con le amministrazioni locali.