Viene qui analizzato il tentativo di di misurare le emozioni tra gli ultimi decenni del XIX secolo e la Prima guerra Mondiale.Questo periodo è stato scelto in quanto demarcato all’inizio dalla teoria di Darwin sull’espressione delle emozioni, dalla teoria tridimensionale di Wundt e dalla teoria “periferica” di James-Lange, e alla fine dalla teoria di Canon, che darà un colpo mortale alla teoria di James-Lange, alla fine dello strutturalismo, alla nascita del comportamentismo negli USA e del Gestaltismo in Europa, che porranno in secondo piano le teorie fisiognomiche.
Il focus non è sulle teorie, quanto sui metodi di misura, peraltro costituenti fondamentali su cui costruire gli impianti teorici. Verranno così analizzati metodi fisiognomici, introspettivi, psicofisici e psicofisiologici, che l’attenzione rivolta soprattutto ai primi e agli ultimi.
E interessante notare che il crollo delle vecchie teorie ha portato all’abbandono di pressoché tutti questi metodi, salvo i fisiognomici.
Ancora più interessante notare il relativo abbandono dello studio delle emozioni da parte degli psicologi generalisti, in parallelo con l’affermarsi della psicologia come scienza della “mente”.