Il contributo discute un episodio tratto dalle
Vite (1568) di Giorgio Vasari, che è dedicato
ad uno scalpellino di nome Topolino,
conosciuto non solo come assistente di
Michelangelo ma anche come creatore
di piccole figure. Dopo aver individuato
le diverse fonti letterarie dell’aneddoto,
l’intervento chiarisce innanzitutto come
l’aretino utilizzi questo racconto per
riflettere sul proverbio «Ogni pittore
dipinge sé», in linea al principio greco per
cui ogni autore finisce per rispecchiarsi nelle
sue opere. In secondo luogo, criticando la
scarsa originalità delle piccole sculture di
Topolino, viene evidenziata nel brano di
Vasari l’importanza del «giudizio», ovvero la
capacità dell’artista di liberarsi dal processo
di automimesi per giungere ad una varietas
sapiente che è propria del Rinascimento. This article discusses an episode taken from
Giorgio Vasari’s Lives (1568), which is
dedicated to a stonemason named Topolino (it.
little mouse), known not only as Michelangelo’s
assistant but also for his habit to create small
statues. The article identifies the literary sources
for this episode and analyzes how Vasari uses
this story to introduce the idea that every artist
reflects himself in his works, based on greek
metaphors and the proverb «Every painter
paints himself». The article also discusses the
educational purpose of the story, which aims
at nobilitating the art of sculpture and the
importance of artistic judgment. In fact, the
sculptor Topolino, who tends to reproduce
himself blindly in his naive works, represented
an artistic model that Vasari considered
antiquated.
