Il saggio prende in considerazione le lettere scambiate tra Antonio Dragoni di Cremona e Lavinia Florio Dragoni udinese, quest'ultima artefice di un prestigioso salotto letterario che a fine Settecento in Friuli divenne punto di riferimento per molti eruditi e letterati non solo friulani. Melchiorre Cesarotti fu in questo caso un interlocutore di prestigio. Antonio Dragoni ebbe una lunga corrispondenza con la nobildonna friulana, la quale non seppe mai della fama di falsario del lontano parente (avendo lei stessa sposato un Dragoni del ramo udinese della famiglia) e ne fu un'estimatrice, soprattutto per l'attività di scrittore di novelle in versi. Il contributo aggiunge un ulteriore tassello per arricchire la conoscenza non solo del Dragoni ma della vita culturale cremonese.