Nella prima parte (pp. 277-294) Marina Rubinich analizza i dati di scavo e i materiali di alcuni contesti significativi, che confermano la vitalità delle terme costantiniane di Aquileia durante il V secolo e le trasformazioni dell’edificio alle soglie dell’Alto Medioevo. In particolare, viene descritta l’ultima fase strutturale delle terme, databile al pieno V secolo, che mostra caratteristiche diverse tra la parte settentrionale e quella meridionale del complesso monumentale, tanto da far supporre destinazioni d’uso differenti. A nord vengono costruiti nuovi ambienti con intonaci dipinti e mosaici a piccole tessere, che riprendono i temi mitologico-marini dell’Aula Nord costantiniana e che rimandano ad una committenza colta ancora legata alla tradizione iconografica pagana. All’estremità sud, invece, le prime spoliazioni vengono sistemate in modo provvisorio per permettere, tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, il riuso degli ambienti delle terme come abitazione e come sede di attività artigianali connesse allo sfruttamento delle decorazioni e degli arredi dell’edificio. Nella seconda parte (pp. 294-302), Elena Braidotti riprende e definisce più precisamente questi e altri contesti analizzando la classe ceramica più rappresentata alle Grandi Terme, le anfore commerciali, con una particolare attenzione agli esemplari che contribuiscono a datare le due fasi finali dell’edificio e l’inizio della frequentazione altomedievale dei ruderi.