L’intervento vuole analizzare la ricorrenza dei termini "volume, libro, squaderna, quaderno ecc." presenti nella Divina Commedia. L’immagine del libro compare in diversi luoghi dell’opera e con molteplici significati, che dimostrano come fin dall’antichità il lemma abbia assunto diverse interpretazioni. Soprattutto nel XXXIII canto del Paradiso, che rappresenta il momento culminante della coincidenza del molteplice in unità, il simbolismo del libro/volume allude direttamente all’ordine naturale e morale stabilito da Dio. Il termine “volume”, infatti, indica l’universo che si “squaderna” nelle sue parti (Pd. XXXIII, vv. 86-87): diversificato in una pluralità componenti, trova, però, la sua unità in un solo artifex che è Dio, cioè l’Ordine stesso. L’interpretazione dei lemmi considerati va compresa alla luce della visione dantesca dell’uomo e del mondo, in cui gli elementi disparati coesistono in un tutto organico, coerente, coeso e sensato, in quell’ordine provvidenziale che è forma che l’universo a Dio fa somigliante (Pd. I, 104-105).