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Periodico
PAROLE DE L'ORIENT
Abstract
La pubblicazione della Bibliotheca Orientalis (1719-1728) consacrò la fama di Giuseppe Simone Assemani come di uno dei maggiori conoscitori del cristianesimo orientale. Nel corso degli anni ’30 e ’40 del Settecento, l’Inquisizione romana cominciò dunque ad avvalersi saltuariamente del suo expertise storico e liturgico per problematiche che spaziavano dal valore delle ordinazioni presso i Copti alla communicatio in sacris tra i Nestoriani, fino alle relazioni tra Giacobiti e Maroniti in Siria o tra cattolici latini e cristiani di San Tommaso in India. Nel 1756, Assemani venne infine nominato ufficialmente consultore del Sant’Uffizio. A partire da quel momento, l’erudito custode della Vaticana fu continuamente subissato di dossier da esaminare, anche relativamente a questioni piuttosto distanti dalle sue competenze originarie: dubbi matrimoniali provenienti dal Caucaso e dai Balcani, riconciliazioni di rinnegati e perfino spinose discussioni sulla formula del battesimo in lingua cinese. Nel mio intervento fornirò una panoramica generale dell’attività di Assemani a partire dai voti conservati nell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede: particolare attenzione sarà prestata al ruolo da lui avuto nell’esame della complicata questione della communicatio in sacris, così come dei rapporti problematici tra i diversi riti orientali.
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