Nono non è stato un compositore cinematografico, nel senso
letterale del termine: non è, quindi, un ‘cinematografaro’, come tanti altri
musicisti del secondo dopoguerra che al mondo delle immagini in movimento
si sono dedicati come loro vocazione principale. Non è neppure un musicista
che, saltuariamente, ha collaborato con qualche regista per determinati film. È
piuttosto un compositore che ha concesso l’utilizzo della propria musica in determinati
documentari; che ha dimostrato una grande competenza ogniqualvolta
si è trovato a dover parlare di cinema; che ha pensato al cinema come possibile
momento di ispirazione per la sua stessa musica; e che ha realizzato una traduzione
musicale di un film da lui particolarmente amato, Sacrificio di Tarkovskij.
Proprio seguendo questi percorsi cercheremo di tracciare il nostro iter, raccogliendo
l’invito che Veniero Rizzardi lanciava in un suo Appunto in cui scriveva:
«Eppure Nono e il cinema potrebbe essere un capitolo mancato nella sua biografia
artistica, costellata, in questo senso, più che altro, da desiderata, ipotesi, tentativi,
incertezze, e molti possibili».