Consiglio calorosamente di leggere il libro. Sono di 436 pagine, ma lo leggi d’un fiato, o forse in quattro o cinque fiati. Se anche togliessimo tutte le parti sul coronavirus e lasciassimo le altre potrebbe essere un’introduzione non solo al libertarismo, ma anche alle relazioni fra la dottrina cattolica e le posizioni liberali e libertarie. Questo spiega il fatto che la prima parte del libro, intitolata Il virus del politicamente corretto (considerazioni sociali) è un’analisi di centosessanta pagine che forma quasi un volumetto che sta in piedi da solo. Si tratta, infatti, di un’analisi di tutti i miti statalisti che preesistevano al virus e che sono stati riattivati dal virus. La seconda parte (Si suicidavano per paura di morire) comprende considerazioni economiche. La terza (La Cina e il suo virus ideologico) contiene considerazioni geopolitiche, con alcune profezie sul crollo del comunismo cinese. Infine il breve capitolo finale — Chiudete le porte a Cristo — è dedicato a considerazioni di tipo teologico. Quest’ultima parte – che volevo assolutamente ignorare, se non per altro per la presenza di Aldo Maria Valli, che è ben più titolato di me a parlarne –, ha fatto suonare dei campanellini autobiografici nella mia mente, perché l’autore parla dell’atteggiamento della pastorale della Chiesa rispetto ai temi della morte, della malattia e del diverso atteggiamento degli atei e dei credenti nei confronti della morte, il cui pensiero viene riattivato dalla pandemia.