Puškin, “il nostro tutto” secondo l’antologico adagio di Grigor’ev, è una pre-
senza sempre viva nella cultura russa contemporanea: così il suo capolavoro
Evgenij Onegin, che viene ‘riscritto’ nelle opere di drammaturghi russi contemporanei – o assume la veste (grafica) di un manga e di un romanzo a fumetti.
Nuove traduzioni – intralinguistiche e intersemiotiche – di un testo ritenuto
intraducibile, eppure tradotto (e ritradotto) in tutte le maggiori lingue nazionali. Da oggi, in massima provocazione, anche in una lingua ‘minore’: il friulano. L’articolo – trascrizione di fatti realmente accaduti (a una conferenza che non si vuole definire tale) – esplora i confini del tradurre, aprendo brecce di senso e di sensi su un’opera che per il lettore straniero ha sempre avuto il gusto indecifrabile e dubbio – come suggeriva Nabokov – dello “Champagne sovietico”.