L'essere umano è un grande creatore di mostri. Lo è sempre stato, fin da quando nel paleolitico raffigurò figure mostruose in caverne e grotte. Da allora la produzione di mostri è sempre continuata, sedimentando variazioni e innovazioni. I mostri sono dentro ognuno di noi perché li creiamo, da bambini, nei vari stadi della costruzione del reale e nella formazione e strutturazione dell'immaginario. La presenza del mostro continua ad accompagnarci anche dopo, durante la nostra crescita e oltre. Ma per maturare ed evolverci, dobbiamo riuscire a domarli.
Domarli non significa tuttavia eliminarli: il mostruoso riaffiora di continuo nei nostri sogni, nel linguaggio, nel disegno, nella pittura, nell'architettura e nella narrazione. Nella nostra epoca il mostro è addirittura diventato il tema mitico che funziona da filo conduttore dell'immaginario sociale. Il cinema lo trasforma in immagini che sembrano vivere, la televisione lo miniaturizza, collocandolo in una dimensione domestica e quotidiana. Ma la sua proliferazione si è accompagnata a un radicale cambiamento della sua funzione all'interno dei procedimenti narrativi. Accanto a una certa continuità tipologica dei mostri del passato e del presente, si registra una forte discontinuità delle loro identità culturali. Privati della loro carica simbolica e del loro significato psicologico, i mostri, oggi ridotti a beni di consumo, sono stati trasformati in una presenza mistificante, non più mitica. Allo stesso tempo, la società si è completamente deresponsabilizzata nei loro confronti, in quanto non li gestisce più nel processo di crscita delle giovani generazioni. Invece, oggi più che mai è importante gestire il mostro e insegnare alle nuove generazioni le strategie per vicnerlo.