Tra gli standard del decreto del 1968, quelli riconducibili alle questioni della mobilità mostrano una palese inattualità. L’urgenza di tornare a lavorare su questi temi oggi si impone però con evidenza. Non è ancora il momento di una lucida valutazione dei lasciti della pandemia da Covid-19, è però difficile ignorare come le misure di distanziamento abbiano colpito soprattutto gli individui più fragili (con disabilità, anziani, bambini ecc.), rendendo difficile l’accesso
a spazi pubblici e servizi fondamentali. Gli standard sono dispositivi tecnici di governo delle trasformazioni territoriali, ma anche materiali urbani connotati da specifici caratteri fisici e, in quanto tali, supporti attivi e reattivi che possono dare luogo alle pratiche delle persone e contribuire a conformarle. Queste tre dimensioni – particolarmente evidenti quando si parla di accessibilità – offrono altrettante chiavi di lettura delle relazioni complesse tra politiche urbane, processi e strumenti urbanistici, fatti spaziali, usi e comportamenti sociali. Relazioni il saggio indaga in rapporto all’emergere di nuovi assetti territoriali e bisogni rispetto a quelli cui il decreto del 1968 rinviava.