Agli inizi degli anni ’20, di fronte al modello classico della struttura
dell’atomo che prevedeva un sistema solare in miniatura con il nucleo
atomico in veste di Sole e gli elettroni in quella di pianeti orbitanti, gli sforzi
del danese Niels Bohr erano tutti concentrati nel trovare una nuova
interpretazione. Il fisico, a quel tempo, si era lasciato affascinare dalla
pittura cubista: secondo Bohr, l’allure del cubismo stava nel fatto che
mandava in frantumi la certezza di un oggetto; in altre parole, quell’arte
rivelava le crepe in ogni cosa, trasformando la solidità tipica della materia in una massa indistinta e surreale. La perspicace convinzione di Bohr era,
dunque, che il mondo invisibile dell’elettrone fosse essenzialmente un mondo cubista...