I diciassette mesi fiumani dei legionari capitanati da d’Annunzio nel 1919 furono un’occasione unica per proporre un modello culturale e sociale che potesse superare le criticità dello Stato liberale classico, entrato inesorabilmente in crisi con il primo conflitto mondiale. La Carta del Carnaro impersonifica questo desiderio di proporre un uomo nuovo e una città novissima in cui introdurre rivoluzionarie categorie di diritti dal sapore universale, eliminando la mediazione dei partiti e contemporaneamente garantendo massima tutela al lavoro. E proprio la questione del lavoro diventa il simbolo di questa esperienza costituzionale, in cui si ambisce a fondere il “cittadino” con il “lavoratore”, riducendo le differenze economiche tra le classi sociali. L’utopia di un lavoro che sia «fatica senza fatica» offre alla Carta uno spirito evocativo e ne dona un gusto eterno.