In un mondo culturalmente, “editorialmente” e umanamente ordinato, ogni professione intellettuale, come lo è la traduzione letteraria, dovrebbe essere esercitata con massimo zelo e impegno intellettuale, ma pure rispettata con altrettanto zelo.
Purtroppo, il mondo editoriale non è incline a questo tipo di ragionamento, i traduttori che amano il proprio mestiere sono sempre meno professionalizzati e il mondo del libro tradotto dalle più disparate lingue soffre di qualità e di ordine.
Presentare all’editoria la letteratura del proprio Paese, trarne il meglio dell’offerta del momento, poggiata sapientemente sui classici, è il compito che un traduttore dovrebbe svolgere, e svolge, regolarmente. Ciò implica la comprensione e la passione culturale dell’editore orientate alla scoperta del nuovo o sconosciuto. Se nuovo e sconosciuto proviene da un Paese piccolo ed è grande e importante, il risultato non dovrebbe mancare.
L’esperienza del mediatore culturale-traduttore letterario è quello che ogni traduttore professionista dovrebbe possedere.
Se a ciò si aggiunge l’esperienza dell’insegnamento della traduzione, il cerchio si chiude.
Il traduttore avrà la soddisfazione d’aver promosso la propria letteratura e d’aver assicurato la continuazione.
Sull’esempio della traduzione di una filastrocca è “nata” una generazione di ottimi traduttori.