Questa lettura intende aprire (anche grazie a un più sofisticato sfruttamento delle risorse degli archivi elettronici) nuove vie di accesso ad un testo tardo-antico; il cui autore, forse per onesta consapevolezza dei limiti della propria creatività, si pone lo scopo di rivisitare i generi tradizionali della poesia latina – salendo dal basso dell’umiltà bucolica su fino all’epos didascalico e marziale, senza trascurare nel mezzo l’elegia, la satira e l’epigramma; e ciò in chiave di bonaria ironizzazione verso gli autori arcaici (sono svariati i prelievi da Ennio, da Lucilio, da Lucrezio), di silenziosa parodia all’indirizzo del bagaglio mitologico mai separabile dai grandi modelli della letteratura nazionale romana. L’esito degli sforzi di Vespa ci consegna uno dei più brillanti gioielli prodotti nel clima di lusus letterario che caratterizza la cultura dell’Occidente, fra metà del III e metà del VI secolo.