Si traccia una connessione tra l’attività del Cesarotti traduttore, la risposta critica dell’intellettuale al variegato dibattito europeo sulle arti, sulla lingua, sul paesaggio, e aspetti del gusto estetico destinati a influenzarne la nozione di giardino e a plasmare il suo Selvagiano. Si evidenzia nella formazione del Cesarotti giardiniere, l’incontro con l’esperienza vasta, poetica, omerica, giardinista, di Alexander Pope. Si suggeriscono altre connessioni tra Pope e Cesarotti, tra poesia e giardino, che spaziano oltre la configurazione che essi danno al loro spazio elettivo, e richiedono la messa a fuoco delle loro frequentazioni di Omero, Shakespeare, Thompson, Hutcheson, e soprattutto dei loro ragionamenti sul gusto moderno. Il senso della natura del paesaggio come rappresentazione, e le nozioni relative agli elementi di natura estetica e letteraria, pittorica e poetica, che concorrono alla finzione paesaggistica, erano un patrimonio culturale condiviso da Pope e da Cesarotti attraverso la frequentazione di Omero. Prima dell’ossianismo, è infatti Omero per entrambi il fertile terreno di coltura verso il giardino moderno.