L'articolo, prendendo spunto da una sentenza della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, analizza il tema dell'eccessiva durata delle procedure concorsuali italiane, ivi comprese quelle aventi natura non esclusivamente giurisdizionale, e della conseguente possibile violazione dei principi dettati dalla Convenzione Europea per i Diritti dell'Uomo. In particolare ci si chiede se le recenti riforme apportate alla Legge Pinto ne consentano l'applicazione anche alla liquidazione coatta amministrativa ed i possibili residui spazi di accesso alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo.