Opzioni
‘Про здоровых и больных’, или Морфiй как метатекст (одной) русской души ‘On the Healthy and the Sick’, Or Morphine as a Metatext of (One) Russian Soul
2024
Periodico
SLAVICA TERGESTINA
Abstract
L’opera di Michail Afanas’evič Bulgakov Appunti di un giovane medico, composta da sette racconti scritti “nell’indimenticabile 1917” e pubblicata tra il 1925 e il 1926, rappresenta, in un certo senso, l’esordio della carriera letteraria dello scrittore. Morfina, datato autunno 1927, agli Appunti si affianca per rimando tematico esplicito: tanto in esso quanto nei racconti del ciclo viene rielaborata l’esperienza personale e professionale di Bulgakov come medico nel periodo dal 1916 al 1918 – secondo la critica, un’esperienza decisiva per la formazione, oltre che delle opinioni scientifiche e personali, anche del metodo artistico dello scrittore. Da questi racconti il regista Aleksej Balabanov trae nel 2008 un film su sceneggiatura di Sergej Bodrov Jr. Il presente articolo si configura come tentativo di analisi della riscrittura cinematografica di una scrittura letteraria dal punto di vista di una lettura traduttologica. Balabanov, “il più europeo dei registi russi, il più russo dei registi europei”, è poco conosciuto al di fuori della Russia: nostra ipotesi è che proprio questo film, in quanto compenetrato del paradigma della traduzione nelle sue diverse ipostasi, possa offrire a uno spettatore straniero una sorta di chiave di lettura di quello che N. Michalkov ha definito “il pianeta Balabanov”. Un testo, tre autori. Tre diversi “riflessi di riflessi” (M. Bachtin).
Il testo bulgakoviano, riletto da A. Balabanov attraverso la riscrittura di S. Bodrov Jr., diviene luogo di superamento e “trasgressione” (Plachov) del genere, dove la struttura del ciclo originario viene trasformata e Morfij diventa non tanto asse portante quanto – attraverso un raffinato gioco di slittamenti narratologici – una sorta di ‘rumore di fondo’, basso continuo spietato e ipnotico. Un testo in cui si attuano tutti i tipi di traduzione secondo Jakobson: intralinguistica (da Bulgakov a Bodrov); intrasemiotica (da Bodrov a Balabanov); intersemiotica (da letteratura a cinema): infine interlinguistica, dovremmo aggiungere, in questo nostro tentativo di lettura dall’esterno di una cultura “altra”. Una vertiginosa mise en abyme di testi, “propri” e “altrui”, che come risultato restituisce – ed è questo uno dei nostri assunti – un’opera profondamente balabanoviana. Bulgakov, così ‘visibilmente assente’ da questa sedicente “autobiografia”, si configura quasi come pre-testo, in cui la Russia pre-rivoluzionaria inscena, incarna, la propria impossibilità di portare a compimento una rivoluzione – anche artistica, ci verrebbe da chiedere? Un ossimoro, quello di una postulata dorevoljucionnaja nedorevoljucionnost’, sviluppato in un’estetica che, all’apparenza succube delle regole dell’autenticità storiografica, assume piuttosto i tratti di un “realismo fantastico” à la Dostoevskij: dove Morfij diventa a sua volta pre-testo per riflessioni sulla scrittura autoriale in quanto “luogo della differenza” (I. Verč) – e come esperienza paradigmatica di “traduzione totale” (Torop).
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