Nel contesto politico ottocentesco la figura di J.P.d'Héricourt si segnala per un originale posizione a favore dell'emancipazione femminile all'insegna della laicità e della differenza. Intorno agli anni cinquanta del secolo è la sola a criticare il cristianesimo proclamando il suo agnosticismo in un panorama intellettuale che anche quando mira a valorizzare la figura femminile la ricomprende all'interno di una visione evangelica dove la vergine Maria viene descritta come una sorta di Androgeno. L'autrice polemizza sul tema anche con le diverse scuole positiviste e socialiste battendosi non solo per l'eguaglianza ma anche per quello che definisce il necessario affrancamento, per la liberazione delle donne suggerendo un parallelismo con la situazione attuale dello schiavismo. Si impegna in una critica della struttura giuridica del matrimonio denunciando il potere maritale e l'esclusività del ruolo attribuito al padre nei confronti dei figli in caso di separazione. La dimensione della sua battaglia diviene internazionale non solo perché collabora in Italia con la rivista La Ragione ma soprattutto perché negli Usa entra in contatto con l'Equal Right Association de New York e le suffragette americane.