La Bibbia, nella sua sezione ebraica e in quella cristiana, abita l’intera opera del non credente Erri De Luca. Non è solo un repertorio di temi e di termini al quale attingere, non è solo un libro in cui il sacro viene supposto come codice antropologico e letterario. La Bibbia in De Luca permette di pensare l’essere e l’essere al mondo, e ispira un discorso metacritico sul leggere, sul tradurre, sullo scrivere. L’autore legge il non-detto negli interstizi del testo biblico e conferisce ad esso un’«altra possibilità». Ci proponiamo di analizzare i paratesti del libro di traduzione Esodo/Nomi per mettere in rilievo, in un’ottica speculare, non solo la Bibbia nella letteratura italiana ma anche la letteratura nella lettura deluchiana della Bibbia.