L'articolo, prendendo le mosse e presupponendo un'odierna "edenificazione" del progetto architettonico-urbano, si pone in maniera critica nei confronti del rifarsi a tale luogo – quello dell'Eden pre-storico e/o quello dell'Eden come promessa al "dies illa" –, confrontandolo con un altro luogo, antitetico alla sua condizione, che è quello del "bardo" (all'interno della tradizione del buddhismo tibetano). La differenza tra questa due luoghi sta nella libertà ivi concessa: nel primo è una "libertà da-", nel secondo una "libertà di-". Che sembianze prenderà, quindi, la metafora spaziale di riferimento per il progetto del futuro prossimo e a lungo termine?