Nello studio, ospitato in una miscellanea in memoria di Feliciano Benvenuti (2005), l’autrice analizza l’influsso esercitato dal Pordenone negli anni finali di attività su artisti veneziani della più giovane generazione e in particolare su Jacopo Bassano, che comprese molto presto gli elementi di novità insiti nel linguaggio pordenoniano. A partire dagli affreschi del duomo di Cittadella (1538), l’artista mostra infatti un crescente interesse per le opere realizzate a Venezia dal Pordenone, che la pubblicistica dell’epoca non esitava a paragonare a Michelangelo per l'accentuato illusionismo delle sue composizioni e per l’abilità nel disegno. Ancora più evidente nella facciata di casa Dal Corno a Bassano (1539), la meditazione sulla produzione del maestro friulano dà i suoi risultati più meditati e conseguenti nella pala di Sant’Anna, dipinta per la chiesa dei Riformati di Asolo nel 1541. Di matrice pordenoniana è anche un motivo ricorrente nella pittura di Jacopo Bassano, ossia la figura di pastore o di uomo inginocchiato colto da tergo: motivo che pur avendo alle spalle un modello eroico, ossia un’invenzione di Michelangelo ripresa dal Pordenone nell’Adorazione dei Magi affrescata nella cappella Malchiostro del duomo di Treviso, diventerà uno degli elementi più caratteristici del cosiddetto “stile umile” del Bassano.