L’autore introduce il tema dell’intero saggio, ovvero la storia delle terre al confine orientale e il suo rapporto con il presente, come il fatto stesso che le vicende del confine orientale continuino a sollecitare passioni e tensioni dia l’idea di un microcosmo che non si rassegna a trasformarsi in un placido oggetto di studio. Dunque questo “passato che non passa” è un refrain e, allontanare quelle ombre è proprio inutile, perciò si parla di “memorie condivise”. La memoria pubblica nazionale si è infatti costruita nel tempo attraverso la contrapposizione delle parti, modellata sulle esigenze della politica. L’autore infine mette in luce come leggere le città e i territori, pone alla ricerca storica molte domande e impone anche lo sguardo “dell’altro”. Si può dire quindi che è dunque possibile uno sguardo e tanti sguardi diversi rivolti al “passato che non passa”.