Lìmpatto territoriale della più lunga e severa crisi economica post-bellica si somma, in ltalia, con una storica ed endemica incuria del territorio che espone i suoi abitanti a rischi devastanti e ad un permanente stato di insicurezza ed incertezza. Il futuro "low carbon" ha assunto, nella letteratura istituzionale e scientifica, implicazioni socioeconomiche e tecnologiche oltreché, naturalmente, ambientali, più ampie della sua portata più diretta. Un ciclo pluridecennaÌe di "deterritorializzazione" basato sulla riqualificazione del "capitale territoriale" può diventare un grande "progetto-paese", al contempo locale e nazionale che, restituendo sicurezza agli abitanti, valore ,gli insediamenti, certezze agli investimenti, efficienza di base alle stesse attività residenziali, produttive e di servizio assume il "low carbon future" come orizzonte più ampio verso il quale orientarsi (nella prospettiva di un green new deal" globale. Le dimensioni finarziarie necessarie vengono spesso considerate i grandi vincoli alla fattibilità di simili progetti. La "simulazione" (qualitativa e quantitativa) che viene condotta nel presente paper, con riferimento ad un'area regionale -quella del Friuli Venezia-Giulia-, non particolarmente grande anche se funzionalmente piuttosto complessa (e caratterizzata dalla presenza di una Regione a Statuto speciale), dimostra, invece, che il problema non è tanto finanziario né di vincoli ai bilanci pubblici in quanto Ia maggior parte delle risorse, nella rigenerazione del capitale territoriale, sarebbero di provenienza privata (risparmi delle famiglie) mentre, alle risorse pubbliche (essenzialmente regionali), spetterebbe soprattutto un ruolo di leveraging. Il problema appare essere, piuttosto, di tipo culturale e politico.