Nell’opera in versi di Giorgio Caproni la dedica è frequentissima e distribuita a tutti i livelli testuali: da quello dell’insieme all’altro, polare, dei singoli testi poetici. È il sintomo più evidente di una “pulsione dedicatoria” che l’edizione critica permette di indagare anche nelle dinamiche interne al sistema e negli aspetti variantistici. L’usus della dedica che risulta dalla perlustrazione dell’opera in sincronia e in diacronia è caratterizzato da sovrapposizioni e interferenze, vicende – anche complesse – di soppressioni e compensazioni, tendenza a usare l’istituto per delineare intorno all’autore il cerchio familiare e amicale, preferenza spiccata per la nominazione completa (Nome Cognome), spesso circostanziata. Emerge in conclusione il carattere non appositivo ma congenito di dedica e testo poetico, un rapporto organico che trova la propria motivazione profonda nel tentativo di esorcizzare, con l’ostinata volontà di affermazione testimoniale, l’evanescenza del nome.