Il saggio espone la fortuna nel pensiero britannico di età moderna (nel Seicento e nel Settecento) di un famoso topos filosofico virgiliano sull'anima del mondo, tratto da Eneide VI vv. 724-732. Il saggio mostra l'utilizzazione poliedrica di questi celebri versi che vengono impiegati per sostenere tesi diverse e contrapposte. Il nucleo filosofico centrale che la fortuna dei versi virgiliani permette di illuminare riguarda il rapporto cosmologico tra spirito e materia.