Nell’ambito della storia del cristianesimo sessualità e piacere sono sempre stati
temi scottanti e controversi, sia per le autorità ecclesiastiche (pontefici, teologi,
canonisti), chiamate a disciplinare nel corso dei secoli i comportamenti del
clero e dei fedeli, sia in ambito storiografico, dove sono prevalse interpretazioni
appiattite sulla vulgata di un’azione di controllo bigotta, repressiva e sessuofobica,
di fatto poco utili a fare chiarezza su una realtà sfaccettata e complessa.
Questo lavoro, sullo sfondo di mutamenti epocali dagli esiti straordinari (le
scoperte geografiche e l’ampliarsi dell’attività missionaria, la divisione della cristianità
occidentale dovuta alla Riforma, il terrorismo religioso che insanguina
per oltre un secolo la storia europea), ripercorre alcune vicende della Chiesa romana
tra medioevo ed età moderna e, attraverso cases studies di area italiana,
ricostruisce i percorsi di formazione, la mentalità, gli stili di vita di una parte
del clero, fortemente improntati a una cultura aristocratica propensa all’uso della
violenza, all’ostentazione della mascolinità, al familismo carnale, all’esercizio
del potere. Tutto ciò da un lato contribuisce a spiegare la familiarità di lungo
periodo con la politica, la diplomazia e (finanche) le armi di prelati e chierici di
appartenenza secolare e regolare (“ecclesiastici gentiluomini”, per l’appunto),
dall’altro getta luce sulle loro relazioni con le donne: facendo emergere quella
“fatica della castità” che attraversa costantemente il loro vissuto quotidiano. Ne
consegue inevitabile, tanto per lo studioso come per il lettore, la necessità di riflettere
sulle ricadute, spesso drammatiche, che i precetti su celibato e continenza
sessuale continuano ad avere sulle vicende odierne degli uomini di chiesa.