Questo lavoro prosegue idealmente “L’emendatio del filologo, del critico...” (MD 24, 1990 pp.71-110).
Il momento della pubblicazione rappresenta lo spartiacque tra l’emendatio dell’autore e del critico militante, da una parte, e quella del critico che giudica l’opera e il filologo che assicura la correttezza dell’edizione, dall’altra. Tuttavia esistono situazioni in cui la separazione non è così netta. C’è il caso del filologo-editore che va al di là dei suoi compiti, volendo correggere l’autore invece che restituirne semplicemente il testo (si richiamano, a questo proposito, i versi apocrifi che precedono la Satira 1, 10 oraziana e che coinvolgono la figura Valerio Catone), il caso di opere che hanno o avrebbero avuto più edizioni (si parla qui della ‘seconda edizione’ delle Georgiche, in particolare del problema della presunta esistenza delle ‘laudes Galli’, a proposito del quale, dopo un accurato esame delle testimonianze antiche, si propone l’ipotesi che l’epillio di Aristeo fosse incorniciato da versi dedicati a Gallo), e infine il caso dell’opera non pubblicata dall’autore stesso (si prende in considerazione il caso dell’Eneide e della presenza dei tibicines).