La ricerca e l’innovazione (R&I) costituiscono una delle quattro
priorità-chiave della Politica di Coesione 2014-2020 che ha come obiettivo
generale la crescita economica e l’occupazione. Le università saranno beneficiarie
d’investimenti per R&I, perché sono sede di enormi patrimoni di conoscenze e
concentrano numeri elevati di giovani adulti in formazione, dai quali ci si aspetta
la capacità di affrontare i problemi della società con vigore e preparazione. La
Commissione europea e l’OECD ritengono essenziale che l’innovazione sociale
debba entrare nelle università, per stimolare la creatività e lo spirito d’iniziativa
mettendo in gioco tutto il capitale umano disponibile. Purtroppo, il rapporto SHE
figures 2012 della Commissione europea indica che tutto il sistema accademico
europeo è caratterizzato da disparità di genere, che si accentua passando dalle fasi
iniziali a quelle finali della carriera. Questa disparità nasce da opacità nelle
decisioni, pregiudizi, scarsa conoscenza dei fatti. In questo clima relazionale,
sorgono dei dubbi molto seri sulla capacità delle università di realizzare quelle
innovazioni sociali e tecnologiche, da cui dipende la possibilità di stimolare
l’economia e far aumentare i posti di lavoro, come voluto dalla Politica di
Coesione 2014-2020.