Libertà implicite e diritti negativi. Il ruolo delle neurotecnologie nell’impedire ogni violazione di legge

Questo articolo esplora il concetto di una libertà fonda¬mentale non scritta e, ciononostante, forse una delle più importanti per le nostre democrazie: la libertà di violare la legge. Più precisamente, la libertà di violare una norma giuridica prescrittiva. Il concetto ruota attorno alla necessità intrinseca di qualsiasi norma prescrittiva di consentire agli individui di decidere se conformare i propri comportamen¬ti alla prescrizione o, altrimenti, violarla, accettandone le potenziali conseguenze. Lo studio approfondisce, dunque, la natura specifica di questa potenziale “libertà implicita” e come essa possa o meno costituire un “diritto (in) negativo”, sebbene esso non sia definito positivamente da alcuna fonte giuridica. L’indagine affronta i confini e i limiti di questo concetto e approfondisce le interrelazioni con le nuove tecno¬logie e altri diritti, come la privacy. In particolare, lo studio si propone di far luce sul ruolo che gli strumenti e i servizi tecnologici - e, nello specifico, le neurotecnologie - possono svolgere nel limitare illegittimamente tale diritto o, comun¬que, la libertà personale degli individui. Infatti, quelle so¬luzioni tecnologiche che materialmente o potenzialmente impediscono agli individui l’autonomia fattuale di violare una norma prescrittiva, potrebbero concettualmente minare la loro libertà e la loro autonoma agenzia. È importante, quindi, valutare se e quando queste limitazioni siano possi¬bili, legittime e utili, in funzione del bilanciamento degli in¬teressi soggettivi e collettivi, nonché dei diritti fondamentali in gioco. A tale riguardo, un’analisi economica del diritto può aiutare a fissare alcune soglie utili ad una prima com¬prensione del fenomeno.