Che Leopardi avesse frequentato i testi biblici nella sua prima formazione intellettuale è cosa nota, che li avesse fatti oggetto di una successiva riflessione critica da un punto di vista sia formale sia ermeneutico è, invece, conquista recente. Con questi testi Leopardi ha un rapporto duplice: da una parte essi rappresentano per il recanatese una fonte di riflessione estetica, (la poeticità, il sublime), e filosofica (l’origine del mondo, la natura di Dio, l’evoluzione dell’uomo, il «sistema natura», il male e il dolore), dall’altra sono spunto per la composizione di poesie e di prose che non di rado capovolgono lo spirito e la lettura della Bibbia per sostanziare la distanza sempre maggiore fra i testi sacri e il pensiero di Leopardi votato al materialismo, al disincanto e al nichilismo più disperato. Questa, in sintesi la tesi del presente studio