Nell'articolo si analizza il ciclo poetico "Kosmičeskij prospekt" (2018) che la giovane poetessa Galina Rymbu ha dedicato alla propria città natale Omsk. Nella trattazione ci si sofferma in particolare sulla nozione di trauma personale e collettivo, nonché sulla stretta correlazione - con sfumature platonoviane - tra linguaggio e memoria. Collocando dapprima la produzione poetica di Rymbu nel macrocontesto della nuova poesia civile russa (graždanskaja poezija) dell'ultimo decennio, impregnata da un lato della tradizione letteraria russa, dall'altro delle nuove tendenze post-strutturaliste, l'analisi evidenzia il modo in cui la geografia urbana siberiana descritta dalla poetessa si inserisce nella più ampia riflessione sulla marginalità, sfidando così le narrazioni dominanti sia in termini di prospettiva della voce narrante che del suo oggetto di attenzione.