Opzioni
Abstract
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Quaestionum medico-legalium tomi tres
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Paolo Zacchia
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Francoforte 1666
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3 v. ricomposti in fase di rilegatura in 1 tomo rilegato in vacchetta con stemma della Bibliotheca Windhaghiana
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Nel XVI secolo, la questione delle prove indiziarie è caratterizzata da una grande complessità e influenzata dall'incertezza del giudizio del magistrato. La medicina, come scienza sperimentale, svolge un ruolo importante nel proporre un nuovo approccio investigativo, offrendo un modello valido per l'analisi delle prove in ambito giuridico. In campo giuridico, quindi, la semeiotica medica inizia a configurare una teoria delle prove legali e indiziarie ed è proprio in questo contesto che si inserisce l'opera di Paolo Zacchia.
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Le Quaestiones Medico-Legales, pubblicate tra il 1621 e il 1635, rappresentano, infatti, uno dei testi fondamentali per lo sviluppo della medicina legale come disciplina scientifica e professionale. Sarà infatti proprio lo stesso Zacchia a coniare la locuzione di “medicina legale”.
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Le notizie biografiche disponibili su Paolo Zacchia sono scarse e di limitata affidabilità. Di certo sappiamo che Paolo Zacchia è nato a Roma il 5 gennaio 1584 da una famiglia di nobili origini (Tommaso Zacchia e Giacoma Boncompagni). Zacchia si è laureato in Medicina alla Sapienza, taluni dicono anche in legge. Nel 1638 è diventato protomedico e tra il 1648 e il 1659 ha ricoperto la carica di medico presso l’Ospedale del Santo Spirito in Saxia. È invece incerta la notizia, ribadita da molti, che sia stato nominato archiatra di papa Innocenzo X. Paolo Zacchia muore a Roma il 17 febbraio 1659.
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Le Quaestiones Medico-Legales è considerata l’opera principale di Paolo Zacchia e consta di una raccolta di temi in cui Zacchia esamina, da un punto di vista medico, numerosi problemi giuridici e criminali, integrando indissolubilmente scienze mediche e diritto. La sua analisi si distingue per il profilo altamente tecnico e il forte impegno verso una metodologia scientifica basata sull'osservazione clinica e la raccolta di evidenze. Tra le numerose questioni affrontate vale la pena menzionare il trattamento delle lesioni, la valutazione delle condizioni psichiche degli imputati e la distinzione tra morte naturale e morte violenta. Uno degli aspetti più innovativi dell’opera è l'approccio interdisciplinare che si estende non solo in ambito medico ma anche giuridico e psichiatrico. Un aspetto chiave delle Quaestiones Medico-Legales, infatti, è la riflessione di Zacchia sulla responsabilità penale delle persone con disturbi mentali. In un'epoca in cui la malattia mentale era frequentemente ignorata o stigmatizzata, Zacchia getta le basi per il riconoscimento di una sanità mentale distinta dalla criminalità, sollevando la questione della capacità di intendere e volere in relazione alla commissione di un crimine. Zacchia affronta anche il tema della difesa dell'imputato, ponendo l’attenzione sulla capacità di testimoniare, sulla credibilità delle dichiarazioni dei testimoni e sull’efficacia delle difese legali. Una delle questioni più rilevanti, inoltre, concerne la determinazione della morte. Nel XVII secolo le conoscenze scientifiche sul tema erano ancora limitate e il confine tra vita e morte era spesso oggetto di dibattito. Zacchia non solo si occupa di analizzare i segni clinici della morte, come la cessazione del battito cardiaco e la scomparsa della respirazione, ma si concentra anche sulla distinzione tra morte naturale e morte violenta, anticipando in questo modo una riflessione fondamentale per la medicina forense. Esplora a fondo, infatti, le diverse tipologie di lesioni e le loro implicazioni legali. Analizza il grado di gravità delle ferite, la loro capacità di causare danni permanenti e la distinzione tra lesioni dolose e accidentali, fornendo criteri oggettivi e scientifici per determinare la responsabilità di un individuo in base alle ferite causate ad un'altra persona.
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Il volume delle Quaestiones Medico-Legales in possesso della Biblioteca Centrale di Medicina è datato 1666, consta di 3 volumi rilegati in 1, in pelle di vacchetta e ricomposti in fase di rilegatura. La paginazione risulta continua nel passaggio tra i primi due tomi, anche se, dopo il frontespizio del secondo tomo, sono presenti 2 pagine non numerate, contenenti l’indice degli argomenti. Il terzo tomo ha paginazione autonoma e inizia, come nei casi precedenti, con un indice stampato su fogli non numerati. A differenza dei tomi descritti in precedenza, vengono qui elencati, nella prima parte intitolata Index Consiliorum, 85 casi di pertinenza medico-legale, mentre nella seconda parte vengono esposte 100 sentenze della Sacra Rota di Roma.
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Sul verso del primo foglio di guardia si segnala la presenza dell’ex libris di Bruno Pincherle, che ne sottolinea l’appartenenza al lascito librario dell’illustre medico, pediatra e cultore di storia della medicina (<a href='https://smats.units.it/collezioni-fondi/dettaglio-collezioni/?s_id=823367'>https://smats.units.it/collezioni-fondi/dettaglio-collezioni/?s_id=823367</a>). Il frontespizio stampato a caratteri rossi e neri a righe alternate è corredato da due annotazioni manoscritte. La prima “ex Bibliotheca Windhagiana” indica la provenienza del volume, di cui sono testimonianza anche gli stemmi araldici presenti sia sulla copertina che sul verso del frontespizio, riferibili a Johann Joachim Enzmilner, giurista, politico, bibliofilo e dal 1669 conte imperiale di Windhaag. In particolare lo stemma raffigura un cercopiteco con una catena come collare, che apparteneva ai possedimenti Windhaag prima di Enzmilner. Nei quattro campi esterni sono raffigurati gli animali araldici di Enzmilner e di sua moglie Maria Kirchstetter. Il grifone con mezza macina deriva probabilmente dal nome originale Ennsmüllner, che portava anche il padre del conte. Nella parte inferiore dello stemma si nota anche una colomba appollaiata su un ramo di alloro. Infine si segnalano i tre elmi da torneo nella parte superiore dello stemma, da cui si innalzano un grifone con la ruota di un mulino e uno stambecco. La Bibliotheca Windhagiana ospitava una ricca collezione di circa 20.000 volumi che Joachim Enzmilner raccolse nel castello di Windhaag da lui costruito tra il 1656 e il 1670, citata nei resoconti contemporanei come una delle biblioteche più importanti e più grandi di Vienna. Nel 1786 l'imperatore Giuseppe II ordinò che la biblioteca fosse incorporata nella Biblioteca universitaria dell'Università di Vienna.
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La seconda nota manoscritta presente sul frontespizio è una firma, riferibile al successivo possessore del volume, decifrabile come D. Lorenzutti e presumibilmente attribuibile al noto medico triestino Antonio Lorenzutti (1806-1867), primario dell’Ospedale Civico di Trieste sorto nel 1841 e fondatore nello stesso anno del primo asilo infantile della città. A Trieste, inoltre, ha istituito nel 1856 l’Ospedale Infantile.
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Sul frontespizio è presente la marca calcografica del tipografo Giovanni Battista Schonwetter e recante il motto “Coelo crescunt vegetata sereno”. Si possono notare, sulla sinistra, il fiume Reno raffigurato come un uomo che sorregge un remo e un vaso da cui sgorga l’acqua e, sul lato destro, una figura femminile con cornucopia e corona turrita, identificabile presumibilmente come allegoria della città di Magonza. Al centro della marca, Giove a cavallo di un’aquila sorregge lo scettro e i fulmini, simboli del potere.
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