La tutela delle risorse ambientali poggia sul riconoscimento del loro valore, ovvero sul flusso di utilità/benessere che esse generano. Nell’economia del benessere è ormai consolidato il concetto di valore economico totale (VET) che riassume tutte le possibili ragioni per cui un bene economico è apprezzato.
Il concetto di VET è anche di primaria importanza per i giudizi di convenienza che adottano l’analisi costi benefici (ACB), il metodo più usato per la valutazione della convenienza degli investimenti pubblici per la tutela dell’ambiente naturale e costruito. Tuttavia, l’impiego pratico dell’ACB può diventare problematico a causa delle difficoltà nella stima del valore monetario dei beni ambientali pubblici. Tali problemi sono connessi con alcune peculiarità dei beni ambientali, quali: a) la natura meritoria , b) il peso, talora rilevante, delle componenti di non uso del VET, e c) la sostanziale assenza, o inefficienza, di mercati specifici.
Nell’ambito degli sviluppi teorici e metodologici della ACB una significativa attenzione è stata posta sulla definizione e valutazione delle diverse componenti del VET, in particolare alle componenti di non uso, spesso determinanti nel decretare la convenienza degli investimenti volti a preservare beni ambientali pubblici di grande significato simbolico. Il dibattito teorico e metodologico sul significato dei valori di non uso e sull’effettiva possibilità di misurarlo è stato piuttosto vivace (Nelson, 1997), e si è ancora lontani dal raggiungere sia una comune tassonomia (Albani e Romano, 1998) che un metodo di stima condiviso (Cummings e Harrison, 1995).