Ancor prima che la crisi del 2008 investisse le economie dell’Occidente, per un insieme di concause, ampiamente discusse in letteratura (Gallino, 2003; Onida, 2004), la posizione dell’industria italiana sui principali mercati internazionali si rivelava strutturalmente debole, con conseguente scarsa capacità di contribuire all’auspicato incremento del PIL1.
Gli studi più accreditati pervengono alla conclusione che per conseguire un effettivo recupero di efficienza e competitività del sistema sia indispensabile favorire una politica industriale e dell’innovazione capace di incentivare investimenti in R&S, con particolare riferimento alle innovazioni di prodotto (cfr. Pianta, Vivarelli, 1999; Vivarelli, 2002).
Sul piano territoriale, si tratta di realizzare un modello d’implementazione dell’industria 4.02, ampiamente distribuito a base geografica, in grado di privilegiare opportunità di radicamento di imprese ad elevato grado di complessità tecnologica, congiuntamente alla presenza di strutture formative concepite al fine di svolgere funzioni d’incubatori di conoscenze e sperimentazione di innovazione (D’Aponte V., 2005; Lazzeroni, 2004). Per analizzare il potenziale regionale d’innovazione di un modello insediativo industriale tecnologicamente avanzato, il contributo che si presenta si propone di indagare la distribuzione delle iniziative di eccellenza in ambito industriale attraverso la ricostruzione delle dinamiche che caratterizzano l’articolazione tipologica delle start-up rilevate dal Registro Imprese sino al dicembre 20193.