All’interno del carm. 31, una lunga consolatio in distici elegiaci dedicata a una coppia di amici per la morte del figlio Celso, Paolino di Nola inserisce una serie di versi nei quali si menzionano alcuni personaggi tradizionalmente presenti nelle descrizioni degli Inferi pagani. Tale rassegna – introdotta al v. 475 dalla preterizione non commenta loquor vatum, che le conferisce il consueto carattere polemico di rifiuto della mitologia da parte del letterato cristiano – è costruita attraverso la sapiente tessitura di materiale lessicale attinto dalle rappresentazioni dell’Oltretomba della poesia di età classica. In particolare, accanto alla forte presenza di risonanze e riusi formali che rinviano a Virgilio e soprattutto al sesto libro dell’Eneide, pare possibile riconoscere un modello nella selezione di figure che compongono il catalogo paoliniano (Cerbero, Caronte, Eumenidi, Tizio, Tantalo, Issione, Sisifo, Danaidi): tale mediazione è rappresentata da Ov. met. 4, 447-463, dove la discesa di Giunone agli Inferi offre l’occasione per una sintetica descrizione dell’Ade che recupera e condensa l’imponente materia virgiliana in un’elegante rassegna di personaggi emblematici. Paulinus of Nola insert in carm. 31 a series of verses in which are mentioned some characters traditionally used in the descriptions of pagan underworld. This sequence is developed using the lexicon drawn by the representations of the afterlife in the poetry of classical age. In particular, the sources are the sixth book of Virgil's Aeneid and Ou. met. IV 447-463.