Il contributo si focalizza sul tema della digitalizzazione nella pubblica amministrazione con particolare riferimento alla gestione e all’organizzazione del rapporto di lavoro pubblico. In particolare, si analizza come l’intelligenza artificiale possa essere inserita nei processi di macro e micro-organizzazione, nonché nella concreta gestione e programmazione del pubblico impiego.
Nel merito, il management algoritmico può trovare applicazione in cinque diversi ambiti: l’attribuzione di compiti, l’ottimizzazione dei processi, la gestione del personale vera e propria, la pianificazione dell’attività produttiva e la sorveglianza.
Inevitabilmente, la riflessione si concentra poi sulle conseguenze che l’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale può avere in termini di poteri datoriali, diritti e libertà dei lavoratori. L’interposizione algoritmica può infatti comportare: una sostanziale sostituzione del datore di lavoro, anche in relazione alle relative responsabilità, generando il rischio che il potere direttivo ed organizzativo assuma natura discriminatoria; un’emersione di nuovi rischi psico-sociali che minano il clima organizzati e la salute e sicurezza dei lavoratori; nonché un esercizio abusivo del potere di controllo.
Lo scritto prende altresì in considerazione quali potrebbero essere le nuove prerogativa delle organizzazioni sindacali in sede di contrattazione collettiva. Sotto questa prospettiva si rende necessario innanzitutto attribuire un ruolo più significativo agli attori collettivi nel governo delle tecnologie nel momento della loro introduzione o sostanziale modifica; appare poi fondamentale passare da un modello informativo ex post, ad un modello partecipativo/co-gestionale ex ante, in modo tale da mutare il paradigma dell’azione sindacale, rendendola preventiva, predittiva e progettuale. Tale mutamento presuppone un passo prodromico essenziale: la formazione degli attori collettivi per la gestione di tutte le informazioni che riguardano l’intelligenza artificiale.
Il contributo si conclude, infine, con una riflessione in merito alle più ampie sfide formative che appaiono stagliarsi, non solo per gli attori collettivi, bensì per tutta la compagine lavorativa della pubblica amministrazione.