L'articolo si sofferma sulla fortuna e lo sviluppo della dantologia russa nell’Ottocento, per osservare la costruzione del mito dantesco che parte dalle imitazioni puskiniane per giungere a permeare la sensibilità e la coscienza delle generazioni intellettuali di fine secolo, quelle decadenti e simboliste. Il discorso, più esattamente, si concentra sullo snodo costituito dall’apertura (graduale) d’interesse alla terza cantica della "Commedia", che ha indotto anche il passaggio da una (prima) interpretazione dell’opera dantesca, di carattere storicistico e ideologico (e sentimentale), ad una lettura di carattere formale e simbolico.