A partire da un'analisi del Timeo, questo contributo mira ad evidenziare l'inesattezza delle interpretazioni di Platone che presuppongono una qualche forma di dualismo fra 'materia' e 'spirito'. Il Timeo mostra infatti che il mondo sensibile è percepito da Platone come concretamente partecipe del Bene e del Bello, ovvero come ponte capace di connettere l'umano e il divino, mediante il proprio farsi veridica immagine della realtà intelligibile. Ne risulta un quadro in cui il cosmo visibile diviene per l'uomo specchio della sua essenza e delle dinamiche che conducono alla piena coscienza di essa. In quest'ottica la cosmologia e l'antropologia platoniche si rivelano strettamente intrecciate fra loro, essendo entrambe caratterizzate dal voler orientare l'uomo verso l''imitazione' della vita vissuta dagli dèi.