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UN CASO DI COMUNICAZIONE NON VERBALE NELLE MAPPE ANTICHE: LA SICILIA ‘RAPPRESENTATA’ NONVERBAL COMMUNICATION IN ANCIENT MAPS: PORTRAIT OF SICILY (VEL SICILY PORTRAYED)
Gulletta, Maria Ida P.
2011
Abstract
La Sicilia si rivela un ‘caso cartografico’ di particolare interesse già nella prospettiva di
età antica: prospettiva in cui da un lato la rappresentazione, derivata dalle basi empiriche
del viaggio per mare, tendeva a deformare l’orientamento delle terre privilegiando
i punti chiave delle rotte; dall’altro la descrizione dell’ecumene tentava di superare la
visione lineare del periplo e conquistare una seconda dimensione, richiamando analogie
geometrico-anatomiche a cui assimilare la forma delle terre. Lo schema trigonon dell’isola
inclinata verso l’Africa – così giunto fino a Claudio Tolomeo – è il punto d’arrivo
della lunga esperienza ricostruibile attraverso la tradizione geografica antica; la ‘riscoperta’
di Tolomeo all’inizio del Quattrocento è invece – come noto – il punto di partenza
per la storia della moderna definizione cartografica. Dopo un cenno allo ‘stato
dell’arte’ relativo alla cartografia storica dell’isola, si richiama l’attenzione sul microcosmo
ornamentale che integra il macrocosmo cartografico, nella sua funzione non solo
decorativa, ma molteplice nella tipologia del messaggio. Il mito, la storia, il paesaggio
mitizzato disegnano, infatti, immagini diverse dell’isola, in un circuito di committenza
e pubblico all’interno del quale l’immagine viene riutilizzata e riconosciuta, quale elemento
di un canone costruito sull’arte della memoria: quel Dizionario delle immagini
fissato nel Cinquecento ricostruendo dalle fonti classiche repertori di scene, allegorie e
figure mitologiche, elaborate dalla tradizione medievale e confluite con varianti in quella
rinascimentale. Una breve selezione di esempi indicherà come il cartiglio non attende
solo a funzioni di ordine pratico (datante ed estetico), ma aggiunge quasi un secondo
testo che orienta e precisa quello della carta. E prima che si verifichi lo iato fra arte e
cartografia (fine XVIII secolo vs. metà XIX secolo) emerge a più riprese la fisionomia
culturale del cartografo, che non di rado affida anche un messaggio non-detto ad un
livello esegetico ‘terzo’ dell’elemento ornamentale. Since antiquity Sicily is a telling cartographic case: its ‘portrayal’ came from the
empirical groundings of seafaring and rendered the island’s shape distorted by focusing on maritime courses; analogically with geometry and anatomy, ‘description’ of
the oikoumene was charged of superseding periplous’ linear perspective by seizing a
second dimension. The schema trigonon – where Sicily was represented leaning to
Africa – is the endpoint of the long-lasting ancient geographical tradition. On the
other hand, Ptolemy’s rediscovery in the 14th century is the starting point for modern
cartography.
I will first recall the state of the art about historical cartography of the island and
then I will focus on the ornamental microcosm, which tops off the cartographic macrocosm
with nonverbal polysemy. Myth, history, and landscape are the background
for different images of the island, commissioned both by private and public assignors.
These are recognized and reused as part of a canon built on the art of memory, i.e.
the Dizionario delle immagini that during the 16th century embodied a corpus of
ancient scenarios, allegories, and mythologies seeping through Middle Ages into Renaissance.
I will show some meaningful samples in order to clarify how this attachment
of complementary messages works. The cartographer, whose cultural features
are remarkable up to the hiatus between arts and cartography (either end-18th c. or
half-19th c.), usually makes use of nonverbal communication by ‘knickknacks’.
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