Architetture commestibili può essere una metafora o un principio di realtà. La definizione sta a indicare sia la corrispondenza diretta tra architettura e cibo – corpi architettonici autarchici che consentono di abitare, produrre, conservare e consumare alimenti nello stesso spazio – sia il trasferimento delle logiche metaboliche della realtà naturale nel ciclo di vita dei manufatti – integrate dalla realizzazione alla decomposizione per condizioni materiali preordinate dal progetto. Questo doppio movimento riporta al contemporaneo principi di sostenibilità antichi che nell’architettura della campagna e nella cultura popolare vengono normalmente applicati e che oggi tornano necessari per governare gli scarti della nostra civiltà attraverso sofisticazioni tecnologiche. Nello stesso tempo spinge alle estreme conseguenze la nozione di riciclo ponendo in essere architetture capaci di lasciarsi metabolizzare dal contesto senza generare più alcuno scarto.