Vittore Soranzo (primo 500-1558) fu un patrizio veneziano di notevole cultura letteraria, entrato nella corte pontifica all’inizio degli anni ’30 sotto la protezione del cardinale Pietro Bembo, che gli affidò nel 1544 la coadiutoria del suo vescovato di Bergamo, di cui divenne vescovo tre anni dopo. La voce biografica si propone di inserire la carriera ecclesiastica del Soranzo all’interno delle prospettive di carriera e professionali che si aprivano a un patrizio veneziano dotato di una buona formazione umanistico-letteraria, ma di modeste risorse economiche. La voce passa poi a esaminare il ruolo del Soranzo nella storia della Riforma in Italia. Fin dall’inizio degli anni ’40 Soranzo si era avvicinato al gruppo degli “spirituali”, ispirati dalla predicazione di Juan de Valdés, tra cui figurarono personalità eminenti come i cardinali Pole e Morone, il letterato Marcantonio Flaminio e le nobildonne Vittoria Colonna e Giulia Gonzaga. L’Inquisizione, però, vigilava sul Soranzo, che aveva cercato di introdurre nella sua diocesi una prassi pastorale ispirata ai principi della Riforma. Il Soranzo fu oggetto di due processi inquisitoriali romani, nel 1551 e nel 1557, e morì a Venezia, nel 1558 all’indomani della sua condanna definitiva.