Da più parti è stato sottolineato come l’avvento di Basilea 2 impatterà in
maniera rilevante sulla finanza delle imprese, specialmente quelle di
piccole o di medie dimensioni. Ciò perché il settore bancario utilizzerà
le informazioni contabili ed extracontabili delle imprese per quantificare
il rischio complessivo delle stesse, associando a ciascuna un rating.
Le variabili analizzate dalle banche consentiranno di stimare la probabilità
di insolvenza dell’impresa (PD – Probability of Default) e il tasso
di recupero (e, di conseguenza, di perdita: LGD – Loss Given Default)
sulle esposizioni in essere al momento dell’eventuale default.
Dato che i tassi sui finanziamenti erogati e i volumi di credito concedibili
saranno in futuro sempre più parametrati a queste grandezze, è particolarmente
sentita l’esigenza di una maggiore diffusione della cultura
finanziaria, non necessariamente in modo approfondito, anche tra le imprese,
essendo esse stesse le destinatarie del grande processo di ristrutturazione
in atto.
Molti istituti bancari utilizzano già modelli quantitativi e qualitativi, oggi
in fase di perfezionamento, capaci di valutare il rischio in maniera
molto più accurata di quanto avveniva un tempo, in grado di stimare in
modo più preciso le perdite attese sulle esposizioni in essere (EL – Expected
Losses), ma in particolare, quelle non attese (UL – Unexpected
Losses), vera causa di rischio per Basilea 2.