Riflesso di una breve quanto intensa esperienza di ricovero volontario in un ospedale psichiatrico, seguito a un tentato suicidio, il volume costituisce una vibrante testimonianza biografica e un documento storico unico nel suo genere. Con drammatica lucidità, ma anche con infinita pietas, l’autrice schizza un ritratto di medici, pazienti e infermiere stretti nella morsa della provincia austriaca degli anni Trenta, all’interno della logica della esclusione e della devianza. Il testo non fu mai pubblicato in vita dalla Lavant, preoccupata per le reazioni che ne sarebbero potute derivare, ed è stato ritrovato solo negli anni Novanta tra le carte della sua traduttrice inglese Nora Purtscher-Wydenbruck