Lucio Cristante parla dei “Cattivi Vandali”: nella poesia epigrammatica di epoca vandalica in terra d'Africa (V-VI secolo) prendono forma quadretti, per lo più ironici, di cattiverie, invettive riferite a figure squallide di un mondo non sempre idilliaco e, dal punto di vista letterario, forse volutamente lontano dal “sublime” dentro il quale finiamo per chiudere la classicità.
Fabio Polidori parte dal concetto che i personaggi della filosofia sono i concetti e le sue narrazioni non si servono di attori o di caratteri. Questo però non significa che i suoi discorsi e i suoi temi scivolino privi di emotività o di sentimento. E il pensiero, per quanto possa sembrare strano, ne ha bisogno. Siamo sicuri che anche la cattiveria non abbia una funzione, un suo valore?
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